Colpo di scena: chiesta la revoca della confisca del Castello delle Cerimonie
Grazie a più di una iniziativa assunta dall’avvocato Dario Vannetiello, nuovo difensore di Concetta Polese – nota come “donna Imma” -, la Corte di appello di Roma, quarta sezione penale, domani sarà chiamata a valutare se può essere cancellata la confisca, divenuta oramai definitiva al termine dei tre gradi di giudizio, della prestigiosa struttura “il Castello delle Cerimonie”, sede per anni del festival della canzone napoletana, luogo che ha ospitato nel corso degli anni personaggi illustri, da Sofia Loren a Maradona. L’avvocato Vannetiello, sulla base di ben sette prove nuove scoperte di recente dopo un certosino lavoro di ricerca, nel sottolineare anche la esistenza di prove preesistenti ma non valutate, tenta di ottenere il difficile risultato giudiziario, insieme al professore Andrea Castaldo ed all’avvocato Veronica Paturzo, questi ultimi difensori di Agostino Polese .
La confisca fu disposta per il reato di lottizzazione abusiva, ma, facendo leva, tra l’altro, su ben due consulenze di esperti in urbanistica ed in geologia, su riprese video, la difesa cerca di convincere l’Autorità Giudiziaria che gli interventi edilizi non hanno trasformato il territorio, nè vi è stato alcun pregiudizio per l’ambiente ed il paesaggio, con conseguente necessità di escludere la ritenuta lottizzazione abusiva che ha comportato la confisca.
Inoltre, la difesa, mediante una significativa rinnovazione del quadro probatorio, tenta addirittura di dimostrare che il processo a carico dei Polese non sarebbe proprio dovuto iniziare in quanto il ritenuto reato era già prescritto nel momento nel quale la pubblica accusa ha chiesto il giudizio.
È noto che le richieste di revisione delle sentenze definitive sono di difficile accoglimento, ma quella introdotta dai Polese appare articolata e diffusa, tanto precisa da poter essere cavalcata anche innanzi alla Corte di Cassazione, laddove la Corte di appello di Roma rigetti la richiesta.
Va anche segnalato che pende già in cassazione un ricorso, sempre a firma dell’avvocato Dario Vannetiello, con il quale, per ragioni diverse, i Polese sperano di rientrare in possesso di quei beni frutto di mezzo secolo di sacrifici iniziati con l’attività imprenditoriale del fondatore, Antonio Polese, noto come “il boss delle cerimonie”, protagonista per un decennio della omonima trasmissione televisiva.
La speranza è quella di salvare “il Castello” e tutto quello che ruota da moltissimi anni intorno al noto ristorante ed all’albergo.
Per ora la struttura funzionerà ancora, in attesa delle decisione dei giudici amministrativi in ordine alla revoca delle licenze alla attività di ristorazione ed alberghiere.
La prossima udienza davanti al Tribunale Amministrativo è fissata il cinque giugno, con possibilità nel prosieguo per i Polese di impugnare eventualmente la decisione innanzi al Consiglio di Stato, con la conseguenza che è probabile che la struttura potrà funzionare almeno sino alla fine dell’anno 2025.
Sono centinaia i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro.
Mentre sono milioni le persone che, anche grazie alla notorietà assunta grazie alle trasmissioni televisive, sperano che il “Castello delle Cerimonie” continui a scrivere la storia culinaria del nostro paese, e non solo.
È un pezzo della nostra storia che rischia di essere cancellato.
Già vi è stato chi ha fatto un appassionato appello per salvare “il Castello”, la cui gestione richiede delle capacità imprenditoriali immense, capacità che sono frutto di mezzo secolo di esperienza e che non si possono “acquistare”.
Se ciò non avverrà, chissà che fine farà il Castello e le centinaia di lavoratori che da decenni lì espletano con diligenza ed efficienza. Sarebbe davvero un peccato.